Ottocentodieci Ristorante
Territorio, Tradizione e Innovazione in Lomellina
“Ottocentodieci è un progetto in continua evoluzione.
Annalisa Magri
Un contenitore di vitalità ed esperienze che, a partire dall’elemento culinario, creano la nostra idea di ospitalità. Ottocentodieci è una distanza che ti fa ritrovare.”
Chef
Rigels Tepshi, classe 1990, è il giovane executive chef del Ristorante Ottocentodieci. Si definisce alessandrino, anche se il suo nome tradisce un’origine ben più lontana. L’Albania è la sua terra natale, ma l’arrivo in Italia a soli 6 mesi di vita ha fatto in modo che questa non fosse solo una terra d’adozione, ma la “sua terra”, quella che porta nel cuore, che vuole scoprire e da cui prende forma la sua filosofia.
La sua cucina abbraccia il territorio della Lomellina e della Campania, tenendo fede al progetto Ottocentodieci, che pone le sue basi nella tradizione partenopea (terra d’origine della proprietà), per poi guardare con curiosità verso la terra d’adozione, il Pavese.


Menu
I profumi e i sapori del Mediterraneo incontrano i migliori prodotti della Lomellina e dell’orto. Ne nasce una cucina contemporanea d’autore che, attraverso accostamenti inediti e originali, coniuga territorio, innovazione e stagionalità. Il menu è uno scrigno di eccellenze locali, come la Zucca Bertagnina di Dorno, la Cipolla di Breme, il Prosciutto e il Salame d’oca di Mortara, il Caviale di Cassolnovo, il Riso Riserva San Massimo; che si esprimono al meglio quando incontrano i prodotti campani come la frisella e i friggitelli napoletani, la Mozzarella di Bufala Dop, la pasta di Gragnano, i limoni amalfitani, gli agrumi. Un’esplosione di sapori perfettamente equilibrata dalle mani dello chef Rigels Tepshi.
Ristorante
Un linguaggio moderno, una mise en place candida e raffinata, ceramiche di manifattura artigianale italiana, uno sfondo blu oltremare, scandito dalle opere di Mattia Fiore e dall’azzurro ceruleo dei tendaggi. Il tutto avvolto in una luce intima e calda data dai punti luci su ogni tavolo. L’ingresso è il sipario di un teatro, che si apre sulla sala e che guarda alla visiva, da cui si intravedono lo chef e la brigata all’opera. In estate il ristorante si amplia nel dehor esterno, uno scrigno privato dove godere delle dolci temperature della bella stagione, dei suoi profumi e dei suoi colori. Sullo sfondo solo il suono della fontana e lo scintillio delle stelle.
